- Venerabile fr. Gioacchino La Lomia -

Venerabile fr. Gioacchino La Lomia​ (Padre Jachino) 

Gaetano La Lomia nacque a Canicattì (AG) il 3 marzo 1831 da D. Nicolò e D. Eleonora La Lomia, membri di un nobile casato di proprietari terrieri. Di carattere vivace, rimasto presto orfano di padre, ricevette dalla madre una educazione adeguata al suo ceto sociale ma improntata ad una forte pietà religiosa e ad una viva carità verso i poveri.

A 21 anni, profondamente colpito dalla predicazione dei frati cappuccini durante una missione popolare nella sua città, fece scalpore la sua ferma decisione di consacrarsi all’amore di Dio e del prossimo come figlio di San Francesco. Vestì l’abito cappuccino presso il noviziato di Agrigento assumendo il nome di Fra Gioachino Fedele da Canicattì e nel 1853 emise la professione solenne dei voti religiosi nella Provincia Cappuccina di Palermo. Avviato agli studi di filosofia e teologia, nel 1855 fu ordinato sacerdote e nel 1861 ricevette la patente di predicatore. 

 

Nel 1864, avvertendo il desiderio di evangelizzare i popoli ancora ignari del Vangelo, fu inviato a Roma e quindi in Corsica per prepararsi alla missione ad gentes

Partì nel 1868 per il Brasile, dove inizialmente fu destinato come cappellano militare sulle navi impegnate nella guerra contro il Paraguay. Nel 1871 si addentrò nella foresta amazzonica, collaborando per nove anni come coadiutore alla fondazione di cinque villaggi stanziali per la evangelizzazione degli Indios.

 

Nel 1880 ragioni di salute lo costrinsero a ritornare in patria, dove si aprì una nuova pagina del suo apostolato. 

Padre Jachino fu accolto con onori festosi a Canicattì, dove nel 1881 ottenne la concessione di una chiesa rurale dedicata alla Madonna della Rocca, avviando nel terreno circostante la fondazione di un conventino, nel quale, a partire dal 1882, venne impiantata vita regolare. 

Per venticinque anni nelle province di Agrigento e di Caltanissetta fu predicatore dalla parola disadorna e appassionata che conquistava le folle; fu confessore che riportava i peccatori induriti all’abbraccio del Padre; fu il fustigatore accanito del malcostume e della bestemmia; fu il pacificatore delle famiglie in lite e dei conflitti civili; fu il protettore dei poveri che assicurava il pane e il lavoro: lui che in Brasile era stato «apostolo di civiltà» divenne in Sicilia «apostolo di carità».

 

Austero e generoso, umile e buono, amante della preghiera, la sua santità di vita attrasse ogni genere di sofferenti e di bisognosi, che si rivolsero a lui chiedendo preghiere e benedizioni. E il Signore volle confermare la fama del suo servo concedendo alla sua intercessione le grazie della salute, della provvidenza e della speranza. Padre Gioachino attribuì sempre gli eventi prodigiosi che lo accompagnarono all’intervento della Mamma celeste, di san Francesco o di san Giuseppe, di santa Filomena, ecc., ma segni innegabili testimoniarono una particolare predilezione divina nei suoi confronti: guarigioni, preveggenza, scrutazione dei cuori, dominio sugli elementi, trasferimento istantaneo…

 

Morì a Canicattì il 30 luglio 1905, amato e compianto da tutti. Il trionfo dei suoi funerali fu eguagliato solamente in occasione della traslazione della salma nella sua chiesetta conventuale nel 1912, dove da allora riposa in una cappella votiva meta costante di pellegrinaggi, di preghiere e di lacrime.

Dopo l’annullamento del primo processo canonico del 1930-1937 per motivi formali, nel 1950-1952 la Diocesi di Agrigento allestì una seconda causa per la sua beatificazione. La Positio fu consegnata solamente nel 1994.

 

Il 23 aprile 2002 San Giovanni Paolo II ha firmato il decreto di riconoscimento della eroicità delle

sue virtù, dichiarandolo agli occhi della Chiesa Venerabile. I devoti di Padre Jachino, ancora oggi in grandissimo numero, attendono e pregano perché Dio voglia glorificare il suo amico attraverso un miracolo utile alla sua canonizzazione.

 

   




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